Posillipo, i lunedì al sole

Posted on 6 novembre 2010

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(foto di carola pagani)

Se è una bella giornata i soci e le loro mogli spuntano come funghi al circolo Posillipo. Se poi è domenica mattina è difficile trovare una sdraio libera nella terrazza-solarium che si estende tra il porticciolo turistico e la piscina. Tutto è bianco, blu e silenzio. Il Vesuvio sembra nascere dal mare sulla sinistra, Palazzo Donn’Anna chiude la visuale sulla destra e di fronte, oltre la silhouette nera dei corpi in controluce, si estende il mare aperto. Chi non è intento ad abbronzarsi fuori stagione passeggia sul molo, da solo o in coppia, in un andirivieni incessante che ricorda quello dei detenuti nell’ora d’aria.

Uno dei passeggiatori più assidui è l’Ingegnere che racconta sempre volentieri di come nel 1960 ottenne i finanziamenti dal ministero dei lavori pubblici per le opere di ampliamento del porticciolo e delle banchine del circolo, in occasione dei Giochi Olimpici di Roma. A ricordarlo ci sono i cinque anelli intrecciati, intarsiati nella pavimentazione della terrazza. L’Ingegnere ha novantaquattro anni, i capelli bianchi e un’espressione altera, indifferente alle passioni. Lo si incontra sempre con un maglioncino azzurro e gli occhiali da sole, d’estate e inverno, a misurare con passi lenti la banchina che progettò tanti anni addietro.

Dalle passioni invece sono animati il corpo e la mente dell’Avvocato, di tre anni più giovane dell’Ingegnere. Eternamente in costume da bagno, è attorniato dalla sua cricca di invernalisti, formata da quattro fedelissimi: un direttore amministrativo del Politecnico di Milano che viene a farsi il bagno in sedia a rotelle, scortato da Cuco, il badante equadoregno; un industriale romano ormai ritirato, un ex-direttore dell’INPS e un medico oculista in pensione da anni. Gli invernalisti sono coloro che fanno il bagno a mare tutti i giorni dell’anno, anzi soprattutto d’inverno e guardano dall’alto in basso chi, invece, si immerge nell’acqua solo quando la temperatura supera i venti gradi. L’Avvocato raggiunge l’acqua con il sostegno del bastone e di Natalie, la sua badante ucraina, girando lo sguardo in cerca di qualche signora a cui fare un complimento. Pare che in altri tempi fosse un don Giovanni e nelle foto in bianco e nero delle celebrazioni ufficiali lo si vede sempre attorniato da belle donne, quando non lo si scorge a fianco di Andreotti o Lauro. Se gli chiedete da quanti anni è socio del Posillipo, risponde: «Ehhh, io alla radio del circolo ho ascoltato la dichiarazione di guerra di Mussolini…». Da cui si deduce che l’avvocato non paga da tempo la retta mensile di cento euro, che è gratis per i soci con piú di quarant’anni d’anzianità.

Sulla terrazza la mattina si incrociano spesso anche i soci più sportivi, che poi corrono sul molo, nuotano in piscina, giocano a tennis, escono in canoa o in barca a vela. Nella pausa pranzo sono in molti quelli che arrivano in giacca e cravatta, con la ventiquattrore in mano, e si concedono un momento di relax nella sauna. Di loro si occupa, come addetto agli spogliatoi, Enzo, uno dei trentaquattro dipendenti, fra barbiere, portieri, camerieri, segretarie, donne delle pulizie, e operai addetti alla manutenzione.

Enzo potrebbe andare in pensione, perché è al servizio dei soci da più di trentacinque anni, i primi venti dei quali come cameriere addetto alle sale dei giochi di carte, dove si è rovinato la salute facendo le quattro del mattino settimana dopo settimana. Enzo dice che è meglio fare il dipendente al circolo che in qualsiasi altro posto, perché qui si conosce gente che altrimenti sarebbe difficile frequentare, per uno come lui. «Loro vengono qui a godersi il relax, noi abbiamo il compito di servirli. È normale che ti chiedono sempre qualcosa in più, lavare una maglietta, uscire a fare un servizio, poi però ti danno sempre qualcosa in cambio». Enzo non capisce perché i dipendenti piú giovani la pensino diversamente. Secondo l’opinione di uno di questi, i soci di un tempo erano più “signori” e più generosi di quelli attuali, per questo oggi i dipendenti non sono cosí servizievoli.

Dalla sauna i soci passano al ristorante dove spesso li attende la moglie, un figlio oppure un collega per un pranzo d’affari. Nel primo pomeriggio i locali esterni sono invasi da bambini e ragazzi con rispettivi genitori e allenatori, insieme agli atleti professionisti, l’altra anima del circolo. Le due anime di solito si ignorano, a volte si guardano storto e spesso si scontrano nelle assemblee. Il terreno di scontro è la gestione delle risorse economiche e degli spazi. I soci tradizionali, già in pensione, vorrebbero sfrattare gli atleti e investire i fondi per rendere ancora più confortevole il loro ozio. I soci sportivi, piú giovani, vorrebbero destinarli allo sport agonistico.

I soldi sono sempre un problema, anche al circolo Posillipo, e pare che la crisi abbia colpito anche qui, sotto forma di notevoli ritardi nel pagamento della quota mensile, che d’altra parte non è l’unica entrata del club. Oltre a questa, gli abbonamenti ai corsi sportivi e al bagno estivo, le quote per il posto barca e gli sponsor mettono insieme un fatturato di quattro milioni di euro, un milione dei quali se ne va per la squadra di pallanuoto. Certo c’è da considerare le spese, che devono essere ingenti, anche se l’affitto non è elevato, considerando la zona: diecimila euro al mese, frutto dell’accordo, nei primi anni duemila, tra il presidente Ridondale e Antonio Bassolino. Sì, perché i locali del circolo e il suolo sono di proprietá del comune e dell’Autorità Portuale di Napoli.

Mentre all’esterno i ragazzi impazzano nella sala scherma, infilati nelle canoe, sulle barche a vela o in piscina, all’interno i soci leggono il giornale in biblioteca, guardano le partite nella sala tv (tranne quella del Napoli che viene trasmessa sullo schermo gigante del salone delle feste), ma soprattutto giocano, a biliardo e a carte. Le sale da gioco sono le uniche dove è permesso fumare e quelle dove è piú difficile entrare se non sei socio. Ogni tanto ne esce qualcuno con gli occhi rossi e il viso paonazzo, si fa un rapido giro del salone a testa bassa e rientra con foga.

Il mercoledì e la domenica pomeriggio il salone delle feste si riempie di tavoli e i soci con le rispettive consorti si riversano nei tornei di bridge e di burraco. Si incontra spesso, con la moglie, il Professore, ottantadue anni, medico chirurgo di fama adesso in pensione, che è socio del circolo da quarant’anni e proboviro da venti. I probiviri sono una specie di senato del Posillipo e sono eletti fra i soci piú anziani. Loro è il compito di regolare l’ammissione dei nuovi soci sostenitori e di vegliare sul rispetto delle regole. I novizi sono proposti da un socio anziano e devono rimanere in osservazione un anno. Il professore lamenta spesso la decadenza dei costumi. Dice che le persone non hanno piú il contegno di una volta, che si presentano al circolo senza cravatta e schiamazzano spesso e volentieri. Non aggiunge altro, ma si vede che soffre in silenzio la perdita del decoro del suo Posillipo. L’avvocato Mazzone, consigliere comunale, deputato ed eurodeputato per l’MSI, confluito poi in AN e presidente del Posillipo per due volte, sostiene che la decadenza dei costumi coinvolge tutta la città e che le classi alte sono ormai rassegnate: «Ai figli ripetono la maledetta frase di Eduardo: fuitevenne a Napule; mentre loro, come me ormai, sopravvivono in quest’oasi di pace senza più la forza di reagire».

Scende l’oscuritá, le attivitá sportive scemano. I soci più maturi si preparano per la serata a tema (Quei favolosi anni 60 oppure Colori e sapori d’autunno), organizzata dall’estro del delegato alla casa. Prima si cena e poi si danza. Dalle otto e mezza cominciano ad arrivare tutti, gli uomini elegantissimi, le donne tutte lustrini. Ci si saluta e si chiacchiera compitamente, ma poi sulle note dei Fratelli Artesi, sottratti per l’occasione a Canale 21, tutti si scatenano in pista e anche i signori piú attempati battono le mani sul ritornello di I’ll survive, sicuri di leggere, il giorno seguente, il loro nome nel resoconto del Roma. (carola pagani)

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